Le Pensioni dei Giovani in Italia
Il tema delle pensioni è sempre stato al centro del dibattito pubblico, ma mai come oggi le nuove generazioni si trovano di fronte a un futuro incerto e preoccupante. Secondo i dati Istat, negli ultimi due anni i salari sono cresciuti poco, appena del 3,1% nel 2023 rispetto all'anno precedente. Questo dato, se confrontato con il resto d'Europa, evidenzia la criticità degli stipendi da lavoro, soprattutto rispetto a paesi come Francia o Germania. Il fenomeno dei bassi salari è ulteriormente aggravato dall'inflazione, che riduce il potere d'acquisto dei lavoratori, colpendo in particolar modo i giovani.
Salari e Contratti: Un Futuro Precario
Le nuove generazioni sono le più penalizzate nel mercato del lavoro. Gli under 35, infatti, faticano a trovare un'occupazione stabile e quando ci riescono, si trovano spesso con contratti atipici o a tempo determinato che comportano salari bassi. Questa situazione cronica è stata ulteriormente peggiorata dalle decisioni prese nell'ultima legge di Bilancio.
La Legge di Bilancio e le Nuove Generazioni
La legge di Bilancio ha introdotto nuove penalizzazioni per chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996. Il sistema previdenziale contributivo, infatti, prevede un accesso al pensionamento anticipato solo al raggiungimento di un importo minimo di pensione. La legge Monti-Fornero del 2012 aveva già introdotto requisiti stringenti per la pensione anticipata e di vecchiaia, e le recenti modifiche hanno ulteriormente innalzato queste soglie, rendendo quasi impossibile per i giovani andare in pensione anticipata.
L'Equità e la Neutralità del Sistema Contributivo
Il metodo contributivo si basa su criteri di rigida "neutralità attuariale" tra i contributi versati durante la carriera lavorativa e le prestazioni pensionistiche. Tuttavia, questa apparente equità non tiene conto della solidarietà o della redistribuzione, penalizzando chi ha avuto una carriera lavorativa discontinua o salari bassi. Il risultato è che i più deboli nel mercato del lavoro finiscono per sostenere con i loro contributi le pensioni di chi ha avuto salari più elevati.
L'Inflazione e il PIL: Variabili Cruciali
Un altro problema cruciale è l'inflazione. Nel sistema contributivo, a differenza di quello retributivo, l'inflazione non aumenta la quota di pensione. La rivalutazione del montante contributivo dipende solo dal tasso di capitalizzazione, basato sulla media quinquennale del PIL nominale. Questo significa che, in caso di bassa crescita economica, le pensioni non vengono adeguatamente rivalutate, riducendo ulteriormente il potere d'acquisto dei futuri pensionati.
L'Impatto sulle Nuove Generazioni
La differenza tra la crescita dei salari e l'aumento dell'importo soglia per accedere al pensionamento nel sistema contributivo è significativa. Questo gap ha enormi conseguenze sul futuro pensionistico dei giovani, che già perdono in media almeno il 9% del loro potere d'acquisto durante l'età lavorativa.
Chi Potrà Andare in Pensione Anticipata?
Le nuove regole per la pensione anticipata fissano requisiti ancora più stringenti. Dal 2024, sarà necessario raggiungere un montante contributivo pari a tre volte l'importo dell'assegno sociale per andare in pensione anticipata a 64 anni, con almeno 20 anni di contributi. Questo requisito è praticamente impossibile da raggiungere per la maggior parte dei giovani. Ad esempio, per una pensione di 1.603,23 euro saranno necessari contributi per un totale di 402.500 euro, una cifra inarrivabile per molti.
Il Paradosso dei Poveri che Pagano le Pensioni dei Ricchi
Un esempio chiaro della disparità del sistema è dato da due casi ipotetici: un lavoratore con un salario di 5.000 euro mensili può andare in pensione anticipata a 64 anni, mentre una donna delle pulizie con un salario di 600 euro mensili non raggiungerà mai i requisiti nemmeno per la pensione di vecchiaia a 67 anni. Questo dimostra come i lavoratori con salari bassi e lavori gravosi finiscano per sostenere le pensioni di chi ha avuto salari più elevati.
Futuro poco equo
Il sistema pensionistico attuale, con le recenti modifiche legislative, penalizza fortemente i giovani e i lavoratori con carriere discontinue e salari bassi. Per garantire un futuro più equo, è necessario ripensare il sistema previdenziale introducendo meccanismi di solidarietà e redistribuzione che tengano conto delle diverse realtà lavorative. Solo così si potrà evitare che le nuove generazioni si trovino ad affrontare un futuro di povertà sia durante la vita lavorativa che in pensione.
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